Entriamo in Norvegia da Kristiansand, dopo 2 ore e mezza di traghetto. L’impatto visivo è immediato: roccia senza tempo, verde senza confine. Bastano pochi km per capire che la natura qui fa da padrona, e che tu puoi solo ammirare e ringraziare di poter attraversare, con lentezza (👁 occhio ai limiti di velocità! ) terra di una bellezza primordiale e rigogliosa.
La prima cosa che ci colpisce lungo la strada è un cartello con una grossa fragola disegnata. Ci fermiamo curiosi al chioschetto che le vende e scopriamo che in Norvegia le fragole sono deliziose. Hanno quel sapore ancestrale di fragola che serbiamo nella memoria, anche se forse così – netto, deciso, intenso, gustoso – non l’avevamo mai assaporato!
Una vaschetta costa 70 corone, poco meno di 7€, ma li vale tutti, soprattutto per il risultato ottenuto dopo il primo assaggio di Alma… che inizia a ripetere, con un’intensità melodrammatica, “le fragole, fragoleeee, le fragoleee”.

Le prime due notti alloggiamo a Vigeland; in questa zona dobbiamo fare tappa al Faro di Lindesnes, ma anche guardarci intorno e fermarci dove ci piace.
Così accade che la mattina dopo, appena ci mettiamo in macchina, veniamo attratti dal fascino di alcune casette rosse galleggianti affacciate su un fiordo. Rallentiamo e ci prendiamo del tempo per respirare un po’ d’aria norvegese: una sosta per non pensare a niente se non a vivere il momento presente – qui e ora – ammirando il paesaggio, saltando su un enorme tappeto rimbalzante, correndo col monopattino…






Il faro di Lindesnes
Dopo questa sosta proseguiamo verso Lindesnes. Qui abbiamo la prima vista d’insieme, dall’alto, sul mare del Nord.
Il panorama è suggestivo.
Al romanticismo del faro, antica sentinella, si aggiunge il vento: soffia senza sosta tra le rocce immobili che sbucano come isole sulla costa frastagliata, mentre il mare aperto e infinito torna con le onde a battere la terra e si infrange senza tregua.
E poi c’è Alma, che dice che siamo “al faro di Nonno Coniglio” e che ogni tanto si fa una corsetta ai “bordi del mondo”, così per ricordarmi che sono viva, che il mio cuore batte e può andare anche in tachicardia😅
“Lasciala fa’! ”, mi dice Matteo mentre mi cimento nei 100m per stare dietro ai suoi scatti…
“Certo… la lascio fa’… tanto che sarà mai… siamo solo su una scogliera a picco sul mare…”
Intanto ringrazio chi ha piazzato lì quel telescopio, che intrattiene Alma per un po’, in uno spazio “sicuro”.

L’ansia colloca il mio stato d’animo tra un “Mira, ti allacci il giacchetto che ti raffreddi!”, “Alma, vieni qui!”, “Mira, stai vicino a papà”, “Alma, dammi la mano”…
Tra me e me penso che vorrei viverlo in modo più “sacro”, questo posto al limite del mondo.
In un silenzio contemplativo.
Rievocando solenni storie di marinai e navi che di quel faro hanno seguito la luce pulsante.
Ma sto sempre “di pattuglia” e lo vivo nell’unico modo in cui posso: guardando con un occhio Alma e Mira, con l’altro i rischi, e col terzo la bellezza spietata del mondo intorno.




Torniamo al parcheggio. Un cartello stradale ci ricorda che per Capo Nord mancano 2518 km. Ma a noi interessa più il viaggio che la distanza, mica tagliamo dritti! Quindi ce ne mancano quasi il doppio: abbiamo le strade panoramiche da percorrere e tante meraviglie da scoprire!

Il pomeriggio visitiamo Mandal, un paesino proprio sulla costa, caratteristico per le sue case di legno bianche. Luce e calma. Vento e pace lungo le sponde del porto dove riposano piccole barche. La stessa pace che vorrei in tutti i posti del mondo.



Il giorno dopo iniziamo a salire, direzione Stavanger.
Stavanger e la sua anima eclettica
Il giorno dopo iniziamo a salire, direzione Stavanger. Ci arriviamo percorrendo la strada 44, una delle 18 strade Turistiche Nazionali. La chiamano La strada del mare del nord perché a tratti passa proprio vicino alla costa.
Una striscia d’asfalto che diventa il confine tra la roccia e il mare.
A Stavanger abbiamo un appartamento in pieno centro, così possiamo, già dalla prima sera, farci una bella passeggiata e scoprire le sue contraddizioni e il suo carattere estroverso, a tratti grottesco.
Passiamo per la Øvre Holmegate, una via piena zeppa di vita e colori. Camminando tra le sue case di legno coloratissime, passiamo accanto a caffè, bar, ristoranti, voci e luci, fino a ritrovarci a calpestare un enorme arcobaleno mentre ammiriamo i graffiti che prendono vita sulle pareti.








Sul molo, le tradizionali case di legno si susseguono tracciando geometrie perfette. Enormi murales sbucano a come un grido. Passato e futuro si intrecciano sotto il volo di centinaia di gabbiani.
Passiamo accanto alla Cattedrale di Stavanger, solida, immobile, austera. Fatta di pietra e silenzio. È la cattedrale più antica della Norvegia, costruita nel XII secolo, resiste immobile al tempo, testimoniando il passato. Mentre la città intorno cambia, punta al futuro.

Infatti in pochi passi arriviamo a uno dei parchi giochi più tetri e originali che abbia visto negli ultimi tempi: il Geoparken.
Realizzato con materiali di recupero provenienti dall’industria petrolifera – tubi, vecchie boe, piattaforme – è completamente dedicato alla street art.
Arte urbana, arte contemporanea, gioco e comunità si incontrano in questo piccolo cuore controverso e pulsante che rappresenta bene l’anima di questa città. E mentre io cerco un’interpretazione per graffiti e murales, Alma e Mira si divertono a saltare e a nascondersi!


Tornando nel nostro appartamento conosciamo un altro volto della città: il quartiere Gamle Stavanger.
Qui il tempo sembra essersi fermato. Tutto è bianco: le facciate in legno, le persiane, le ringhiere.
Ogni casa è piccola, raccolta, con un giardino fiorito o un vialetto di ciottoli. La cura e il rispetto si respirano lungo le sue vie. La serenità ci riempie il cuore.
Procediamo a passo lento, lasciandoci sorprendere da un piccolo roseto nascosto o da una cassetta postale decorata con amore e fantasia.


Il Dalsnuten e il silenzio
Il giorno successivo decidiamo di dedicarlo a un’escursione. Scartato il Preikestolen, che doveva essere ( ed è!) un assolutamente da vedere ma che non reputiamo alla nostra portata, scegliamo un percorso per famiglie: il Dalsnuten.
Il percorso inizia da Gramstad: andata e ritorno sono circa 3 km e mezzo, il dislivello circa 400 metri. Si tratta di un percorso ad anello che, una volta raggiunta la cima, offre una vista panoramica su Stavanger, i fiordi e sul laghetto che si attraversa salendo.
Qui avviene un piccolo miracolo… Alma, prima di iniziare a camminare, ci consegna il video. MA SOPRATTUTTO. Non so per quale preghiera ascoltata, non chiede la musica… si mette a camminare serena. Io e Matteo ci guardiamo increduli, senza proferire parola, nel dubbio che qualsivoglia riferimento possa farle tornare in mente “l’innominata”.
Camminare ascoltando solo i suoni della natura e il rumore dei passi non mi capitava da tempo.



Ormai siamo abituati che “dove c’è Alma c’è un accompagnamento sonoro”.
SEMPRE.
In tutti i laghi, in tutti i luoghi, in tutti i tempi, in tutti i modi.
Che poi in giro la musica è meglio del video (cruccio perenne😱)… la radio la sera è meglio del telefono… ma una passeggiata accompagnata solo da “voci umane” e “rumori naturali” è qualcosa che ti riconnette col mondo.
Ti resetta.
E va goduta a pieno, per quel poco che dura in una vita rumorosissima…
Due ore il tempo il giro completo, compresa la pausa per il picnic. Da un primo percorso di ghiaia passiamo a una salita di sassi, un po’ più complicata per noi e per Alma, che ci richiede diverse soste e qualche passaggio in braccio a Matteo.
Qualcuno ha detto che può essere fatta col passeggino… non è vero! Adatto alle famiglie sì (meglio se famiglie di stambecchi😂) ma non ai passeggini, e i bambini devono essere diciamo “volenterosi” e non piccolissimi!
Ciò detto, un’esperienza davvero gratificante. Sia per la bellezza del posto sia per la giusta predisposizione d’animo di Alma, che quando sta bene ed è serena diventa un vero e proprio amplificatore!!!


Prima di rientrare costeggiamo la bellissima spiaggia di Sola Strand… e arriviamo alle spade nella roccia, “Sverd i fjell”.
Scendiamo per ammirare le tre enormi spade di bronzo, alte 10 metri, conficcate nella terra, che simboleggiano unità, pace e libertà!


Scopriamo che l’opera d’arte commemora la Battaglia di Hafrsfjord, combattuta nell’872 e conclusasi con l’unione del territorio della Norvegia sotto un unico regno!
Ancora una volta ci sentiamo minuscoli di fronte alla storia, all’arte, alla natura, ed è giusto così!
tatiana
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